Occam Razor

mercoledì, gennaio 24, 2007

Strana Storia

P. è mia amica.

Vi fu un tempo in cui gli imprecisi strumenti linguistici elaborati dall'uomo per definire i sentimenti ci avrebbero descritti come fidanzati.
Le cose che racconto sono successe in quel periodo in cui io e la P. eravamo fidanzati imperfetti
.


Islanda,

da qualche giorno ci eravamo lasciati alle spalle Reykjavik e
andavamo in macchina verso non mi ricordo più dove ma credo fosse Grundarfjordur.

Una volta abbandonate le citta principali, che in fondo sono solo Reykjavik e Akureyri, la strada che gira attorno all'Islanda è tutta sterrata, una dirt road.

Eravamo in mezzo al nulla.

Da un pò di tempo P. si lamentava per il suo mal di gola.
Si lamentava come solo P. sa lamentarsi.
In un modo che sta a metà tra l'insopportabile e l'adorabile.

Continuava a ripetere all'infinito:"ho mal di gola, voglio un ghiacciolo, ho mal di gola, voglio un ghiacciolo, ho mal di gola, voglio un ghiacciolo"

Io continuavo a guidare e a farle presente che l'unica cosa che fosse in mio potere di fare per quel suo mal di gola era procedere spedito in direzione del più vicino insediamento urbano.

Non appena avessimo raggiunto la civilizzazione, le dicevo, avremmo trovato un'Apótek e lei si sarebbe potuta comprare del nimesulide, dell'acido acetil salicilico, dell'ibuprofeno, del paracetamolo, le avrei comprato tutta la farmacia, pur di non sentirla più ripetere all'infinito: "ho mal di gola, voglio un ghiacciolo, ho mal di gola, voglio un ghiacciolo".

P. non voleva sentire ragioni e continuava, tra un “ho mal di gola” e l'altro, a ripetermi che lei non sapeva cosa farsene della farmacopea.

Solo una cosa, diceva lei, avrebbe potuto porre fine al suo tormento: qualcosa di freddo, tipo un ghiacciolo o un gelato.

La tonsillectomia alla quale lei fu sottoposta da bambina, il cui fastidio post operatorio fu sedato a colpi di cono gelato, era all’origine del suo ferreo convincimento che solo qualcosa di freddo avrebbe dato tregua al suo mal di gola.

Insomma, io sono lì che guido in mezzo al niente quando incontro un camion davanti a me.

Ad un certo punto c'è una curva stretta. Il camion prende la curva in modo un pò sportivo e barcolla. Dal suo carico si stacca una grossa scatola.

Io sono costretto a frenare mentre il camion prosegue la sua corsa.

Scendo dalla macchina e vado in strada per spostare quella grossa scatola di cartone che mi intralcia la via.

Era piena di ghiaccioli quella scatola, ce n’erano per tutti i gusti.

Una scatola di ghiaccioli in mezzo ai ghiacciai.

L'Islanda, quanto mi manca l’Islanda. Non ci sono parole.....

7 Comments:

  • Che bel racconto. Mi salta in mente l'antica espressione inglese, portare carbone a Newcastle (in Inghilterra, N e' il centro di carbone da centinaia di anni).

    By Blogger jmb, at 7:50 PM  

  • Segni del destino...

    By Blogger mugnolo, at 2:07 PM  

  • Molto bello, sembra una di quelle cose che capitano nei film. La ragazza però non ci fa una gran bella figura :) Gli è passato il mal di gola poi?
    Perché questo ricordo ti evoca nostalgia dell'Islanda? Dici che la "magia" è legata al luogo?

    By Anonymous Anonimo, at 7:19 PM  

  • Sanjilops: Io in Islanda ci andrei a vivere. E' un posto strano con una natura bella ma difficile però è autentico.
    Ti sembra di essere su un altro pianeta lontano dalla merda del mondo.
    E le islandesi sono bellissime(non pensare a Björk).

    By Blogger unonessuno, at 4:19 PM  

  • L'immagine che più mi ha colpito dell'Islanda è quella delle terme in mezzo al ghiaccio. Bjork non so nemmeno chi sia :D

    By Anonymous Anonimo, at 11:04 AM  

  • una penna sicuramente non di tacchino è diritta perchè la fascia che mi stringe la testa è molto stretta così mi fa pulsare il sangue così il freddo islandese può diventare ghiaccio bollente

    By Anonymous Anonimo, at 8:12 PM  

  • Anonymous : non sono sicuro di aver capito, comunque grazie.

    By Blogger unonessuno, at 2:51 AM  

Posta un commento

<< Home