Parafrasando il ragionier Fantozzi direi che l'idea secondo la quale è in corso una guerra di civiltà che vede contrapposti i valori di libertà e democrazia dell'occidente cristiano-giudaico contro l'oscurantismo medioevale del mondo musulmano è una cagata pazzesca !
La ragione per la quale a chi sostiene una simile tesi non spettano i novantadue minuti di applausi che ottenne Fantozzi quando disse questa stessa cosa a proposito della Corazzata Potemkin è legata a mio avviso all'esistenza di un paradigma mentale che è duro a morire.
Mi riferisco alla convinzione profondamente radicata nei più che le intenzioni del governo americano siano sempre buone; non importa cosa gli Stati Uniti riescano a combinare all'estero, non importa quanto ciò possa apparire sbagliato, nè l'orrore che ne possa risultare. I governanti americani possono fare degli errori, possono prendere delle cantonate, possono persino, in rare occasioni, causare più male che bene, ma le loro intenzioni sono sempre buone. Si ha quasi l'impressione che gli Stati Uniti si siano comportati come una specie di Esercito della Salvezza nei confronti del resto del mondo.
Sembra che, nel corso della storia, gli Stati Uniti non abbiano fatto altro che dispensare benefici a paesi poveri, ignoranti e flagellati dalle malattie, che abbiano sempre agito disinteressatamente e sempre per i più nobli motivi; Gli Stati Uniti hanno sempre dato, senza mai pretendere nulla in cambio.
Alle persone convinte della nobiltà della politica estera degli Stati Uniti bisognerebbe porre questa domanda:"Cosa dovrebbero fare gli Stati Uniti, nella loro politica estera, per farti smettere di credere in loro e di appoggiarli ? In altre parole, cosa sarebbe troppo per te ?" Molto probabilmente qualunque atrocità a cui potrebbero pensare è già stata compiuta dagli Stati Uniti. Più di una volta e probabilmente nel corso della loro stessa vita. Ed è tutto chiaramente documentato in pubblicazioni facilmente consultabili, ma una intera vita condizionata da precisi ideali di fede e convincimento non crolla senza una strenua resistenza e questa forma mentis continua a sopravvivere malgrado tutto.
Questa idea che la storia abbia un fine e una direzione individuabili e che gli Stati Uniti, unici tra tutte le nazioni del mondo, comprendano ed esprimano il fine della storia è l'assunto fondamentale della strategia imperiale da Woodrow Wilson a George W. Bush.
L'America dunque come avanguardia della storia è autorizzata, anzi obbligata, a perseguire ciò che i suoi leader ritengono preferibile, per il bene di tutti, che gli altri lo capiscano o meno.
Questo odioso manto di rettitudine moralistica che avvolge da sempre la politica estera americana determina anche il concetto di antiamericanismo.
Il termine "antiamericano" e le sue infinite varianti ("che odia l'America" e simili) sono regolarmente impiegati per screditare chi critica la politica dello stato, anche se ammira e rispetta il paese e la sua cultura. Tuttavia questi critici "odiano l'America" e sono "antiamericani" in base al tacito assunto che società e popolo devono essere identificati con i poteri dello stato. Un simile uso del termine antiamericano è figlio del lessico del peggiore totalitarismo. Accadeva, ad esempio nell'ex impero sovietico che i dissidenti fossero colpevoli di "antisovietismo".Non succede per fortuna a Milano di essere definiti anti-italiani se si critica la politica di Berlusconi o di Prodi ma accadeva ai tempi di Mussolini.
Si può definire antiamericano l'ex presidente Jimmy Carter quando si chiese come mai gli americani non si rendano conto che gli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti e contro i loro abitanti siano in gran parte una reazione all'aggressività e alla violenza della propria politica estera ? "Abbiamo mandato i marines in Libano e ora è sufficente andare in Libano, in Siria o in Giordania, per rendersi conto in prima persona dell'odio intenso che molti provano nei confronti degli Stati uniti.Abbiamo cannoneggiato, bombardato e ucciso senza pietà gli abitanti di tutti quei villaggi vicini a Beirut, donne e bambini, agricoltori e casalinghe, totalmente innocenti.E di conseguenza siamo diventati una specie di Satana per tutti coloro che ne sono rimasti profondamente indignati e risentiti.E' questo che ha fatto precipitare le cose e ha causato alcuni degli atttacchi terroristici e il rapimento dei nostri ostaggi."
Se la vostra risposta è si perchè ritenete che Carter sia troppo liberal per avere voce in capitolo allora ascoltate le parole di Colin Powell.
Ebbene sì, lo stesso Colin Powell la cui reputazione si infranse al suolo durante quella tragicomica seduta del Consiglio dellle Nazioni Unite in cui lui, per conto della amministrazione Bush, sventolava una finta boccetta di antrace nel tentativo convincere il mondo dell'urgenza di bombardare l'Iraq.
L'ex segretario di Stato Powell descrive così, nella sua autobiografia, gli avvenimenti che hanno preceduto l'attacco alle caserme dei marines in Libano nel 1983 e che costò la vita a 241 militari americani: "La USS Jersey aveva iniziato a cannoneggiare le montagne alle spalle di Beirut con proiettili da 16 pollici, come nella seconda guerra mondiale, quando si ammorbidivano a cannonate le spiagge di qualche atollo del Pacifico per prepararle all'invasione. Quello che noi tendiamo a sottovalutare in queste situazioni è che gli altri reagiranno esattamente come faremmo noi."
L'idea che non possa esistere un nesso causale tra la politica estera americana, considerata sempre e comunque virtuosa anche quando genera miseria e sofferenza, e gli attacchi terroristici , produce un'altro assurdo convincimento, quello cioè secondo il quale i terroristi sono persone irrazionali ; dei folli motivati semplicemente dal loro odio per l'America, lo stile di vita occidentale, la libertà e la democrazia.
Si può ovviamente non essere daccordo con questa analisi ma il semplice fatto che osservazioni di questa natura siano considerate
sovversive se non addirittura
filo-terroristiche dà la misura di quanto incompiuta sia la democrazia in occidente e quanto perverso sia il meccanismo che lega il potere politico a quello economico e mediatico.
E il prossimo che mi dà dell'antiamericano si becca un vaffanculo !