Con Dolcezza, Rice
Scrive un'americano:
Il sistema democratico nell'America di oggi non si è materializzato per magia, nè perchè era desiderato. I nostri progenitori ne piantarono i primi semi in Inghilterra e poi in Nordamerica: quegli uomini eroici si sono susseguiti nel corso di otto secoli e non sono affatto circoscritti alla generazione di coloro che combatterono la seconda guerra mondiale. A questi ultimi vanno sicuramente elogi e ringraziamenti, l'impegno prodigato da quanti ne fecero parte impallidisce al confronto di quello di coloro che ci hanno risolutamente avviati sulla strada verso il presente, sfidando i re assolutisti europei e l'impero britannico. Forse, però, il nostro debito più grande è nei confronti di coloro che si sono affrontati e uccisi a vicenda su oltre cinquecento campi di battaglia tra il 1861 e il 1865 per far sì che noi, i loro discendenti, avessimo una nazione libera e unita da difendere, da proteggere e di cui rallegrarci.
La guerra guerra civile americana fu una carneficina senza precedenti. Da una parte e dall'altra della linea Mason-Dixon che separava nordisti e sudisti, coloro che (molti) credevano in Dio e quelli che non ci credevano (assai rari) pagarono tutti un prezzo di sangue. La Civil War costò la vita a 617.000 soldati americani di entrambi gli eserciti. Se si aggiungono i civili, si arriva ad un totale di 630.000 vittime- 360.000 yankee e 270.000 sudisti-, senza dimenticare 400.000 feriti, su una popolazione di 31.500.000 abitanti. Un americano su trenta fu pertanto fisicamente vittima della guerra. Nè la prima nè la seconda guerra mondiale fecero-anche solo lontanamente- tante vittime militari americane, per non parlare della guerra di Corea o della guerra in Vietnam. Se si sommano i morti americani di tutte le altre guerre si arriva ad un totale di 680.000 morti.
Questo è il prezzo che l'America ha pagato per la "democrazia"
Per questa ragione mi suonano stonate le parole che Condoleeza Rice detta al Washington Post:
C'è bisogno di una strategia di governo realistica per un mondo trasformato. Il presidente Bush ha esposto la visione su questo nel suo secondo discorso inaugurale: "E' la politica degli Stati Uniti cercare e sostenere la crescita delle istituzioni e dei movimenti democratici in ogni nazione e cultura, con l'obiettivo ultimo della fine della tirannia nel nostro mondo" Questo è senz'altro un percorso coraggioso d'azione, ma coerente con l'orgogliosa tradizione della politica estera americana, soprattutto con quella recente di presidenti come Harry Truman e Ronald Reagan. La cosa più importante: come le politiche ambiziose di Truman e Reagan, la nostra strategia avrà successo non semplicemente perché è ottimista e idealista, ma anche perché si fonda su una solida logica strategica e un'adeguata comprensione delle nuove realtà che abbiamo di fronte... Sostenere la crescita di istituzioni democratiche in tutte le nazioni non è solo un moralistico volo di fantasia; ma è la sola risposta realistica alle nostre presenti sfide.
E così, se mi sento di concedere a George W. la buona fede e lo status di "utile idiota" che ha bisogno di chiedere a Condi il permesso di andare al cesso durante le riunioni delle nazioni unite , altrettanto non mi sento di fare per la Rice alla quale vorrei dire che un'eredità di eroi, guerre, scandali, sacrifici, vittorie, errori e antieroi non sono roba che si può condensare in un CD-ROM e consegnare ai non americani aspettandosi che questi diventino subito democratici e con poca spesa.
E poi che bisogno c'era di inventare tutta quella storia sull'Iraq, l'undici settembre, l'uranio del Niger, le armi di distruzione di massa e cazzi vari se l'obbiettivo era solo quello di rendere democratici gli Iracheni ?
Il sistema democratico è un modello di stampo occidentale e la sua realizzazione non è stata nè rapida nè indolore nè si è mai del tutto compiuta neppure dalle nostre parti, se dovessi dire la mia.
E poi c'è qulache funzionario , accademico, politico o esperto statunitense che possa affermare in modo credibile di sapere che cosa sta accadendo nella politica settaria e tribale irachena, nelle rivalità etniche e tribali afghane o nella politica tribale, religiosa ed etnica dei balcani, del Ruanda della Liberia o del Congo ?
Questa storia della libertà e della democrazia come bene supremo può suonare buona per la propaganda americana e occcidentale ma basterebbe mettersi per un attimo nelle scarpe degli iracheni o di chiunque faccia fatica a tirare a fine mese e il bluff sarebbe svelato.
Perchè nessuno meglio di Primo Levi in campo di concentramento racconta come si dispongono in modo bizzarro le priorità della specie umana:
Poichè è tale la natura umana, che le pene e i dolori simultaneamente sofferti non si sommano per intero nella nostra sensibilità, ma si nascondono, i minori dietro ai maggiori, secondo una legge prospettica definita.[...]piuttosto che di una incapacità umana per uno stato di benessere assoluto si tratta di una sempre insufficiente conoscenza della natura complessa dello stato di infelicità, per cui alle sue cause, che sono molteplici e gerarchicamente disposte, si da un solo nome, quello della causa maggiore; fino a che questa abbia eventulamente a venir meno, e allora ci si stupisce dolorosamente al vedere che dietro ve n'è un altra, e in realtà, una serie di altre.
Secondo me la democrazia della quale si riempe la bocca la Rice non è esattamente in cima alle preoccupazioni degli Iracheni che pensano piuttosto a non crepare di fame, alla luce nelle loro case e a non farsi ammazzare.
E secondo me non è neppure in cima alle preocupazioni di Condi.
4 Comments:
secondo me, come sbagli tu sbaglia jim momo.
La politica americana rispetta i suoi interessi. Punto: la democrazia non è un suo interesse diretto.
L'importante è togliere i cattivoni: se poi questi cattivoni vengono rimpiazzati da democrazie, meglio. Ma non è troppo importante, almeno nel breve periodo, soprattutto perchè la sfida è con la Cina, non certo con l'Iraq, Bin Laden o al-Zarqawi.
Ciao, aa.
By Anonimo, at 11:28 AM
Non mi piace criminalizzare.
Vorrei dire a tutti coloro che odiano l'America che i loro cari rappresentanti CGIL si rimpinzano la panza di prelibatezze in culo alla vera povertà. Una povertà della quale comodamente disquisiscono tra un vinello pregiato e un pane alle noci....
Ne conosciamo nomi e cognomi, sappiamo dirvi dove trovarli a ricchissime cene o a far la spesa in negozi talmente di lusso che neanche Agnelli.
Non mi piace che la sinistra internazionale non faccia mai autocritica.
Non mi piace che s'arroghi il diritto a profferire il VERBO DIVINO come da parte sua non ci fossero errori e orrori!
L'America ha figli liberi che denunciano i crimini e la propria tragedia. Si veda COLD MOUNTAIN sull'argomento guerra di secessione. E Revolution con Pacino....
come non bastassero tutti i film sul Vietnam e l'insuperabile Nixon by Oliver Stone. I canali americani dichiarano pubblicamente che la CIA ha fatto di tutto e di più nel mondo, compresi i loschi patti tra Bin Laden o i narcotrafficanti o la mafia.
Dov'è che NOI ne seguiamo l'esempio?
Un'accusa a TUTTE le guerre e tutte le proprie infamie, una presa d'atto dell'inutilità di ogni guerra, compresa quella di secessione, compresa l'ultima in Iraq. Questa è l'ALTRA America che si finge di ignorare.
Ma per favore!
Grazie al padrone del blog per le continue riflessioni che ci dà modo di fare;)
By bea, at 3:56 PM
E poi, a rifletterci bene:
esiste la democrazia?
NO!
è utopia come il comunismo, il vangelo, il buddismo e qualunque cosa buona abbia immaginato la parte divina ch'è in noi.
Ma se democrazia significa RISPETTO, be', io dico che in nessuna parte del mondo esso viene applicata.
E sottolineo: IN NESSUNA PARTE AL MONDO!
Punto.
By bea, at 4:03 PM
Non sono d'accordo. In cima ai pensieri degli iracheni e di tutti gli islamici c'è l'ideale di fottersi il pianeta per renderci tutti figli di Allah.
E per quanto non mi stiano simpatici i Bush e Condoleeza, non tifo né mai tiferò per l'islam.
Il comunismo bisogna averlo idolatrato, sentito dentro e praticato per non capire che di lotta di classe NON si tratta, malgrado le sedicenti idee rivoluzionarie di Michael Moore e dei nuovi Liberal mericani.
By bea, at 4:33 PM
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