Occam Razor

mercoledì, novembre 08, 2006

Empire Of Dirt


Sono molti e diversi i motivi per cui, per tanto tempo, non ho più scritto nulla. Alcune di queste ragioni sono troppo personali perchè io le possa raccontare, altre sono sconosciute anche a me.

Un motivo invece ce l'ho ben presente e lo voglio condividere:

La retorica dei sostenitori di Bush e l'apologia del pensiero fallaciano nei giorni dell'anniversario dell'undici settembre americano mi aveva dato il voltastomaco.Mi aveva riempito di rabbia e seccato la tastiera.

Oggi ci sono le elezioni di mid term e appena finisco di scrivere questo post mi spalmo sul divano a vedere gli exit polls sulla Fox "fair and balanced", my ass[ndr]. Se anche le cose dovessero andare come suggeriscono i sondaggi io sono convinto che ormai sia troppo tardi e che la probabile vittoria di questi pavidi democratici non possa significare gran che.Secondo me, non solo il "Point of no Return" è già stato scavalcato, ma ci hanno cagato sopra e all'orizzonte vedo solo un mare di sangue.

Intanto giovedì volo a New York e questa mi sembra l'occasione migliore per riportare sul mio blog la cosa più bella e vera che io abbia mai letto su quella città.

Io a New York ho trascorso alcuni dei momenti più vivi e intensi della mia vita e non avrei saputo raccontarla meglio del pornologo Michele Capozzi.

Il mio ultimo post è datato 11 Settembre e il pezzo di Capozzi mi pare perfetto anche in riferimento a quell'evento:

Caro amico, a cinque anni dalla tragedia, mi è venuta voglia di condividere con te ricordi e considerazioni.

Le torri gemelle ? “ Una sfida a Dio che non comprendiamo.” Una coppia non piu’ giovane, cattolica, di Bergamo, pronunciò questa frase mentre era sul ferry che li riportava a Manhattan e tutta la Downtown di specchi, acciaio e mattoni, splendeva nella luce arancione del tramonto. Venti anni fa e più, quando la mia esplorazione urbana diurna finiva con questo drammatico ed indimenticabile crescendo, dopo il ponte di Verazzano e le ville di Staten Island. Sul traghetto, non più in macchina con io che guidavo e pontificavo, si faceva gruppo e si scatenavano le parole dopo l’ubriacatura di colori, odori, suoni facce, scorci,. Chissà se la coppia era di fronte alla televisione quel martedì di settembre, chissà se ricordavano lo stato d’animo di tanti anni prima… Io ero di fronte alla televisione, a un chilometro dal rogo, e parlavo con mio nipote Roberto a Genova, a migliaia di chilometri, proprio nel momento in cui la prima torre crollava.

Forse i vecchietti, come miliardi di altri essere umani, erano davanti alla TV ad ammirare inorriditi la tragedia della Storia vissuta in contemporanea, in diretta, ‘live’, mentre succede … indimenticabile … un vero capolavoro. Che ha generato i suoi miti, i suoi eroi, le sue vittime. Le vittime di cui non dobbiamo dimenticarci sono i sopravvissuti. Quelli che hanno dovuto chiudere le loro attività, i pompieri, i poliziotti e i volontari che soffrono per i postumi di quell’atmosfera di fiamme, fumo ed esalazioni pericolose. Per tutti l’amico Fausto, quello che mi ha svegliato poco prima delle nove, che abitava lì vicino, in Gold Street, che ha visto coi suoi occhi una torre crollare, che e’ stato volontario in ospedale, che ha visto crollare, con le torri, anche I suoi introiti come guida turistica. Non è facile per un over 70 , anche se in gran forma, trovare lavoro. Fausto è ritornato nella nativa Liguria per una pausa di riflessione. Gli eroi di cui dobbiamo parlare non sono solo pompieri, poliziotti, soldati, volontari, protagonisti di film e libri, ma anche coloro che hanno veramente tratto vantaggio dalla tragedia. Un interessante elenco viene fatto da un opinionista del New York Times, Clyde Haberman, che ironizza senza mezzi termini sulla fortuna che ha baciato in fronte quattro personaggi che sono diventati, appunto, “eroi” sulle macerie di Ground Zero. L’ allora sindaco Rudolph W. Giuliani, e l’attuale Governatore dello Stato di New York, George E. Pataki, che pensano seriamente alla Casa Bianca; l’allora Capo della Polizia Bernard B. Kerik , ora richiestissimo esperto della sicurezza; Richard A. Grasso, l’allora Presidente della Borsa di New York, che ha chiesto 5 milioni di dollari come bonus per avere riaperto la Borsa in pochi giorni, oltre ai 26 milioni di stipendio e ai 150 di liquidazione chiesti al momento del suo pensionamento. E’ in corso un’inchiesta ufficiale. Oltre naturalmente al Presidente George W. Bush e ai suoi alleati e consiglieri, aiutati dall’attacco alle Torri Gemelle ad accelerare la loro politica estera.

A proposito di miti, ricordo ancora con orrore l’inizio di una corrispondenza di un rispettatissimo scrittore-giornalista che diceva che finalmente, grazie al crollo delle torri, anche i tassisti di New York erano diventati gentili. Sono ancora sbalordito che il rispettatissimo personaggio non abbia mai incontrato un tassinaro cortese e che non abbia mai provato, con una battuta, uno scherzo o una risata, a rompere la patina di freddezza ed entrare in contatto con la simpatia di questi duri lavoratori. Infatti portinai, venditori di strada, cassieri, camerieri, tassisti, uomini o donne, sono prontissimi ad essere divertenti, sarcastici, allegri. Solo aspettano che sia l’altro ad aprirsi.

L'altra sera ero a un party, in una terrazza del Greenwich Village, molto giovane, molto etnico – 14 nazionalità su 18 persone – e ho chiesto dove erano cinque anni fa, quel giorno … Solo un 40enne colombiano era a New York, a riprova di quanto ho sempre sostenuto: ogni 5 anni c’è un cambio di ciclo, sia nella popolazione giovanile e scolasticamente educata, che nelle periferie etniche attratte da lavori poco pagati ma in cui non è necessaria esperienza nè legale documentazione. Una grande percentuale di questo gruppo “migratorio” ricorda gli eventi di quel giorno come immagini trasmesse dai canali televisivi della città e della nazione nella quale si trovavano. I nuiorchesi diventati gentili e comprensivi …?

Provate a chiederlo a Stefano Villa, milanese e milanista, molti viaggi in argentina e un passato di copywriter, che con il socio Fernando apre nel 1991, con successo, il ristorante “900” in West Broadway . Nella estate del 2001 firma il contratto di affitto per i secondi10 anni. Da 8.000 dollari al mese a 18.000, dopo una lunga trattativa partita da una richiesta di 25.000. Nello stesso periodo i due trovano i locali adatti per un altro ristorante, nella Lower East Side, area in forte espansione. Scoppia il casino delle Torri e il primo proprietario se ne frega di essere gentile e comprensivo, anzi si augura di cacciare Stefano e Fernando perché sa che qualche griffe di moda è disponibile a spendere più dei 18.000 che i due faticano a pagare. Mentre il secondo proprietario è paziente. Per salvare “900” sono costretti ad iniziare una istanza di fallimento, il “capitolo 11”, con un solo creditore, il padrone dei locali appunto. Riescono ad aprire “Azul” e stringono i denti e la cinghia. Nel 2004 mettono le mani su un locale a Greenwich, a cinquecento metri da Ground Zero; il padrone di casa, questa volta, non è cosi attento ai valori di mercato della zona e si accontenta di un affitto basso, per poi pentirsene e sperare che i due non riescano ad aprire. Nel 2005 nasce “Industria Argentina”. I tre ristoranti sono tutti Downtown, non lontano da Ground Zero e la storia di Stefano è interessante perché rivela un cambiamento, nel “clima”, nei rapporti. “New York è cambiata in peggio, purtroppo. Sono diventati più aggressivi, cercano di fregarti, vivono più alla giornata. Privati e istituzioni pubbliche.

Mi fa tristezza vedere come la città stia andando in una direzione che non mi piace.” Provate a chiederlo a Edwin Butler, un nero alto e grosso, appena andato in pensione dopo 30 anni come poliziotto nel “Social Affair” del Commissariato 41, nel mezzo del South Bronx. Quello reso famoso come Forte Apache dal film con Paul Newman. Un osservatorio del mondo e di New York assolutamente realistico. “Manhattan è diventata una città bianca, finta, fasulla, il regno del “bull shit” –letteralmente merda di toro-. E’ bastata una stronzata come due torri crollate, un paio di palazzi demoliti e 3000 morti - cosa volete che siano, ma non leggono i giornali … – per mandare in tilt questa efficiente metropoli …! In realtà sono tutti lì a tentare di succhiare più soldi possibile….

Dopo cinque anni stanno ancora discutendo cosa fare di Ground Zero. Costruire cosa …? Ci sono milioni di metri quadri sfitti lì intorno, hanno rifiutato di affittare ai cinesi cinque piani del World Trade Center Seven, mentre costruiscono come matti in altre zone della grande New York. Un gigantesco parco verde per bambini che giocano, ecco cosa devono fare ….”. In realtà la New York fine anni ’70, primi ’80, quella che ho conosciuto e amato io quando sono arrivato, è morta ben prima dell’undici settembre. Il primo colpo glielo ha dato Rudy Giuliani che ha pensato bene di ripulirla con sistemi aggressivi, lesivi anche delle libertà civili. La teoria della finestra rotta, poliziotti che sparano, quartieri di Manhattan e dei vari “borough” liberati dalla “teppaglia” formata da artisti, giovani immigrati, etnie non gradite. Tutto per renderla appetibile alle corporation, a Starbucks, alla gentrificazione, ai soldi dei vecchi e nuovi ricchi del mondo, perché tutti vogliono avere un “pied à terre” nella Grande Mela. Le malefatte della sua amministrazione cominciano ad arrivare adesso al “mainstream” media. Nel frattempo l’immigrazione di razze ed etnie diverse in tutte le città europee e nordamericane ha creato una multiculturalità viva e partecipe in ogni agglomerato urbano occidentale.

Oggi puoi mangiare falafel, ascoltare una samba brasiliana o sentire le litanie dei mussulmani a Lione, come a Stoccarda o Detroit. Il centro storico di Genova, oggi è molto più colorato e interessante della maggior parte di Manhattan. New York ha perso l’esclusiva. L’ altra grande rivoluzione è lo sviluppo di Internet . Non hai più bisogno di spendere 2000 dollari al mese per affittare un buco a Manhattan, senza vista e senza bidet, per essere “connected” e partecipare ad una “conference call” o sentirti al centro del mondo. Parecchi mesi fa parlavo con un amico del mondo dei travestiti e gli passavo informazioni su locali e feste che io avevo raccolto alla vecchia maniera, cioè con il passaparola, “word of mouth”, utilizzando conoscenze ed agganci coltivati negli anni: lui sapeva già tutto, senza essersi allontanato dal suo computer, comodamente sistemato in salotto. Semplicemente cliccando su qualche sito “She-male” o “Trannie”. Non esiste più il vecchio “underground” fatto di rapporti diretti, ma un nuovo “interground”, costruito attraverso anonimi messaggi email veicolati dalla Rete. Appena arrivato a New York, 28 anni fa, scrissi un articolo dal titolo “Rebuilding New York”, ricostruire New York.

I primi due paragrafi del testo potrei copiarli oggi. Manhattan, da Harlem alla Lower East Side, Queens, Brooklyn e il Bronx sono dei cantieri dove si compie la tragedia e la battaglia di sempre. Vecchi agglomerati urbani con fascino, carattere, storia, buttati via per fare spazio a shopping mall e nuovi arrivati. Trastevere e il Mattatoio a Roma, Brera e l’Isola a Milano, Garzano e Sottoripa a Genova. La storia si ripete. Ma a New York riescono a fare di più: il micidiale cocktail di media e “real estate” inventa nuovi nomi. Chi si ricorda che SoHo significa South of Houston … Tribeca, TRIangle BElow Canal … Dumbo, Down Under Manhattan Bridge Overpass? L’ ultimo? SoBro, South Bronx …! Il mitico e pericoloso South Bronx!

Nel bene e nel male la città è in perpetua ebollizione, meta di visitatori e sogno di nuovi immigrati. Con un grande bonus: ognuno si può costruire la Sua New York. E il 9/11 ..? Il New York Magazine ha appena pubblicato un’inchiesta: “E se non fosse successo?”. Ma è successo, ed è entrato nella coscienza collettiva mondiale. Non riguarda solo i cittadini di New York, riguarda tutti noi che eravamo attaccati al televisore: i vecchietti di Bergamo, mio nipote e il sottoscritto …. La vita continua, e per fortuna anche la Grande Mela, a cui ognuno può dare il morso che vuole


Tratto dal sito: il delta di venere

3 Comments:

  • Ben tornato e divertiti a NY

    By Anonymous Anonimo, at 3:43 PM  

  • Grazie.

    By Blogger unonessuno, at 2:04 AM  

  • T'auguro, mentre sei seduto sbivaccato sul divano a fare i conti all'America, t'auguro di non doverti mai confrontare con le belve feroci della malasanità romana.
    T'auguro di restare nell'America cattiva, Occam.
    Perché qua si muore, e non certo per mano di Bin Laden né di Bush.
    Ma della classe operaia resa carnefice dai tuoi nuovi miti, i sinistresi.
    E me ne vado sperando di non dover tornare mai più in questo delirante luogo di malainformazione.
    VIVERE E' BEN ALTRA COSA DAL BLATERAR OPINIONI SOGNATE E MAI VISSUTE!
    Al redde rationem di Saturno ognuno di noi è chiamato, prima o poi.

    By Blogger bea, at 5:33 PM  

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